circa il “Tempio interno”, è parlato, e sempre più, nelle aree e nelle pagine massoniche, ma è possibile che questo termine, sebbene sia intellettualmente capito, non è completamente integrato in modo emotivo. Vorrei proporre un incontro con questo concetto da un momento di un certo aiuto proveniente da est sotto forma di un pensiero non duale. Alcuni lo chiamano Vedanta Advaita, ma è vivo ogni volta che siamo entrati in Logia, si riflette quindi anche dalla nostra condizione.
Vorrei i sostenitori un momento di “ora” come permanenza oltre il contingente. È come un semplice esercizio di meditazione collettiva che suggerisco.
Iniziamo da quella disponibilità a scoprire in noi che il cosiddetto “tempio interno”
Cosa succede se non c’era nulla da scoprire?
Cosa succede se io voglio scoprire e svegliarlo? E se non ci sono metodi per raggiungerlo?
Cosa succede se Tutto è semplicemente? Tutto è: non mi preoccupo, né irrita, lavorerò e tratterò tutti gli esseri viventi con gentilezza e rispetto. Lo apprezzerò.
Forse in questo stato di permanente so che sappiamo che siamo quel “tempio interno”